È stato nel 2005 quando un gruppo di ragazzi con sindrome di down dell’Associazione Italiana Persone Down di Oristano ha provato a correre provando a palleggiare con un pallone da basket che ha preso il via il tentativo di costruire una vera e propria squadra. Nel corso del tempo sono stati integrati anche degli atleti con disabilità intellettiva relazionale e la squadra, dal 2007, ha partecipato ai campionati organizzati dalla FISDIR (federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale), affiliata al Comitato Italiano Paralimpico. L’integrazione tra disabilità ha portato il suo successo visto che dal 2011 al 2015 la squadra è arrivata ininterrottamente tra le prime quattro in Italia, sfiorando il titolo tricolore nel 2011 con la sconfitta in finale scudetto a pochi secondi dalla fine.

Dall’ottobre 2015, si è aperto, però, un nuovo ciclo. Della squadra, infatti, hanno fatto parte solo persone con la sindrome di down.
Sotto la guida di Mauro Dessì, allenatore sin dal primo anno di costituzione della squadra, e con l’aiuto di alcuni volontari, gli atleti lavorano curando la parte fisica , la parte tecnica legati ai fondamentali dello sport e la parte tattica con l’assegnazione di nuovi ruoli, la costruzione di un gioco collettivo basato su esercizi di difesa e strategie d’attacco.
Attualmente, quindi, la squadra non partecipa a nessun campionato. Né a livello regionale, né tantomeno a livello nazionale. A giugno 2019, però, la squadra ha partecipato a Roma ad un primo torneo tutto dedicato a squadre di basket composte da atleti con la sindrome di down.

A livello sportivo, però, di grande rilevanza tecnica è stata la convocazione del coach Mauro Dessì all’interno dello staff tecnico della nazionale italiana come assistente tecnico e la convocazione di tre atleti (Antonello Spiga, Fulvio Silesu e Lorenzo Puliga) all’interno del gruppo della nazionale italiana. 

In termini di autonomia, invece, aspetto educativo che comunque non viene trascurato nemmeno nell’area sportiva, il gruppo ha raggiunto e lavora per il mantenimento della sua piena indipendenza nella fase spogliatoio. Prima e dopo l’allenamento il gruppo si prepara e si risistema in completa autonomia, senza l’aiuto dell’educatore. Il momento spogliatoio, inoltre, è diventato grande opportunità di socializzazione e di relazione tra gli atleti. Non mancano neppure i momenti di tensione ma sempre superati grazie ad una grande sintonia e amicizia tra i componenti della squadra.